LA PARROCCHIALE
Secondo la tradizione S.Ilario, perseguitato dagli eretici, fuggì dalla Francia e, durante l’esilio, si fermò per breve tempo sulla nostra collina.
In effetti, sulla sponda sinistra del Torr.Nervi, all’origine della valletta Costalunga, sorge una grotticcella chiamata Tan-na du Santu che potrebbe essere stata un suo rifugio.
Un’altra versione di questi eventi vorrebbe che il Santo passasse di fronte alla nostra collina su di una galea e che al suo passaggio la collina fosse liberata dalle serpi che la infestavano.
Si afferma che il parroco Dagnino (1857) abbia rinvenuto delle carte attestanti un vero e proprio esilio del santo nel nostro paese.
Molti dati sulle vicende storiche della chiesa sono stati raccolti dal Parroco Don Glauco Salesi.
La prima notizia storica sicura è un atto notarile che la nomina nel 1198.
Altri documenti che la menzionano sono del 1270 (da cui inizia la serie dei parroci) e del 1310.
Da un inventario del 1325 si apprende che risultavano esserci 2 campanili.
Il registro di nascita, battesimo, matrimonio e morte inizia nel 1604.
Nel 1620 inizia il primo libro dei conti della Chiesa.
Il 16 Gennaio 1620 fu portata nella chiesa la statua in marmo della ‘Madonna con bambino’, opera dello scultore Leonardo Misano, e fu posta sopra al secondo altare a destra.
L’affresco della volta, il più importante della chiesa, è opera di Giovanni Carlone (1627); per questo affresco la chiesa nel 1934 viene dichiarata Monumento Nazionale.
Poco è rimasto della costruzione originale poiché nel corso del 1700 la chiesa subì varie trasformazioni in osservanza al gusto barocco dell’epoca.
Nel 1712 la chiesa fu ampliata di una navata e per fare ciò fu anche ampliato il piazzale; nello stesso anno furono aggiunti 2 altari (che passarono da 6 a 8) e nel 1746 fu acquistato l’organo poi ricostruito nel 1912.
Il campanile è alto 33 metri.
Nel 1791 l’ Altar Maggiore viene restaurato e arricchito di marmi; pare che al suo interno racchiuda un antichissimo altare in pietra.
Nel 1858 il comune di S.Ilario dona alla Parrocchia il pulpito che non piace ai parrocchiani che decidono di rivenderlo e di ricostruirlo nel 1859.
La facciata, prima di sobrie forme romaniche, fu rifatta in stile neo classico nel 1911.
Sull’altare s’innalza un bel crocifisso ligneo forse del Maragliano.

 
LA PARROCCHIALE
 
S.NICOLO'
Chiesetta molto semplice che sorge più in basso rispetto alla parrocchiale e di cui non si conosce l’anno di fondazione. Nel 1582 aveva un altro santo titolare visto che Mons.Bossio trovò a S.Ilario due Casaccie (S.Crucis e Mariae) che non portavano il nome di S.Nicolò. Anche nei ‘capitoli della Confraternita’, probabilmente redatti nel 1632, si legge che nell’oratorio era ancora in uso celebrare due feste liturgiche: la festa della Santa Croce il 3 Maggio e ‘L’esaltazione della Croce ‘ il 14 Settembre.
Il primo documento con la dedica a S.Nicolò è del 1619. L’effige del santo protettore dei marinai, in legno scolpito e dipinto, è posta in una nicchia sopra l’altare maggiore; il grande affresco della volta, sempre raffigurante il santo, è del 1659; gli stalli in legno intagliato sono del 1767, le due pale dell’altare sono databili tra il ‘600 ed il ‘700. Nel 1700 aveva un proprio cappellano; è menzionata in un libro del 1773 dove si ricorda che il campanile fu ricostruito nel 1771. Nel 1800 vi si celebrava solo l’ultima domenica del mese.
La chiesa ospita, oltre a 2 crocifissi processionali, un interessante crocifisso in resina degli anni ‘80 opera di Walter Costa, scultore residente a Capolungo. Il santo si festeggia il 6 Dicembre.
 

 
Sant'Erasmo
Sant’Erasmo è’ la chiesa di Capolungo; risale ad epoca anteriore al 1500 e fu nominata per la prima volta dal Mons.Bossio nel 1582 come semplice cappella.
Sul retro esterno della chiesa si trova una lunga iscrizione latina in marmo in cui si leggono il nome di papa Alessandro VII e l’anno a cui risale: il 1663. Si tratta di un’indulgenza plenaria che il papa concede a tutti i confratelli della confraternita della Colonna che in questa chiesa aveva sede fino al 1930.
Dopo l’apertura della strada regia lungo la quale la chiesa sorge, la popolazione di Capolungo crebbe e la cappella di Sant’Erasmo, adorna di 2 altari con organo e campanile, nel 1746 fu affidata ad un cappellano fisso. Dato l’aumento della popolazione, nel 1952 fu elevata a Parrocchia e denominata ‘Parrocchia di Nostra Signora della Mercede’; il primo parroco fu Giacomo Chiossone da Prà; alla sua morte nel 1978 subentrò don Luigi Rescalli che fu parroco fino al 1998. La chiesa è in puro stile barocco genovese, ricca di dorature e di bei quadri; fu ufficialmente consacrata il 3 giugno 1978. Una lapide, all’interno della chiesa, ricorda ’l’umile figura di Prè Martin’ e una lista di benefattori.
 
Sant'Erasmo 1899
 
S.ROCCO
Sorge sulla costa omonima a 205m. di altezza.
Poco attendibile sembra la teoria del Pastorino secondo cui la chiesetta sarebbe anteriore al 1000; più verosimilmente il Remondini afferma che, secondo la tradizione, in quel luogo sorgeva una croce eretta in occasione della liberazione del S.Sepolcro.
Dopo oltre un secolo sorse in quel luogo un pilone con l’immagine della Madonna.
La chiesa fu invece eretta in seguito alla pestilenza del 1350 e fu usata come lazzareto anche durante l’altra pestilenza del 1656 (Mezzadri).
Mons.Bossio la cita nella sua visita pastorale del 1582.
Certamente il luogo fu frequentato durante le incursioni saracene come rifugio per la vicinanza dei castagneti adatti a nascondiglio; sempre il Mezzadri ricorda che nel 1792 la chiesetta fu adibita a ospedale (rifugio).
La chiesetta fu ampliata nel 1726 con l’aggiunta della sacrestia e nel 1821 con il pronao.
L’altare in marmo e la pala che raffigura S.Rocco sono del 1749.
L’altare laterale dedicato alla Madonna di Lourdes è del 1894 e quello della Madonna della Guardia è del 1942.
La collezione degli ex voto è custodita nel museo della Parrocchia di San Siro.
Molti di questi ex-voto raffigurano velieri e marinai; uno dei più antichi rappresenta un viandante spaurito che implora S.Rocco e viene salvato dall’aggressione di un brigante a cui il fucile fece cilecca.
La storia riguarderebbe un antenato dei ‘Metin’ una famiglia così soprannominata per la costanza con cui incrementava (appunto metteva in continuazione nuovi alberi) la coltivazione di fiori d’arancio che poi esportava in Francia.
Fu proprio durante uno di questi viaggi che un ‘Mettin’, carico di soldi ricevuti dai Francesi, fu assalito senza successo da un brigante.
In memoria di questo evento per molti anni ,in occasione della ricorrenza di S.Rocco, i Metin offrivano a tutti i convenuti uno stufato di carne.
Sono invece andati perduti gli anelli del porto di Pisa catturati da marinai Nerviesi durante la battaglia della Meloria e qui anticamente custoditi.
La festa del santo si celebra il 16 Agosto.
S.Rocco è considerato il protettore dei cani e dopo la Messa il giorno dedicato al Santo viene impartita la benedizione dei cani.
Nel 2007 è stata inaugurata la nuova strada che collega S.Rocco a S.Ilario dopo decenni di ritardi.
 

 
S.MARIA MADDALENA
Questa cappella sorge in mezzo ad un bosco di castagni a circa 20 minuti di cammino dalla Serra dei Boschi.
È ricordata come cappella povera dal rettore Campi (1746) e dal Mezzadri (1792).
Nel suo libro del 1882 ‘Parrocchie dell’archidiocesi di Genova: notizie storico-ecclesiastiche’ il sacerdote Angelo Remondini indica questa cappella come anteriore al 1600; secondo il libro del 1937 di Luigi Gravina ‘Sant’Ilario Ligure’ l’inferriata della cappella è del 1627.
Si può immaginare che la sua ubicazione sia dipesa da qualche apparizione sacra avvenuta in quel luogo.
In origine la cappella era più piccola e fu ampliata successivamente.
L’interno della cappella è molto semplice ed è abbellito da un unico quadro piuttosto recente posto dietro all’altare. Nel XIX° sec. vi si celebrava messa due volte l’anno: il giorno di S.M.Maddalena e quello della Madonna di N.S. della Neve.
S.Maria Maddalena fu molto frequentata in epoca medioevale quale punto di incontro dei flussi commerciali tra la val di Lentro, la Fontanabuona e Nervi. In quell’epoca lo spazio di fronte alla cappella era il luogo dove gli agricoltori e gli allevatori dell’interno portavano i loro prodotti che poi venivano commercializzati sulla costa.
Si ha notizia anche di un mercato di filati e tappeti che si svolgeva attorno alla cappella.
Persa la sua funzione per il venire meno del piccolo commercio locale la chiesa ha conosciuto nel 1900 un forte degrado: specialmente dopo la seconda guerra mondiale è stata più volte danneggiata. Un comitato di volontari è riuscito a ristrutturarla nel 1993, portando a spalle, per gli impervi sentieri tutto il materiale che serviva. È stata così nuovamente inaugurata nel luglio del 1993. Negli anni successivi nel mese di ottobre si svolgeva presso la cappella una castagnata.
 
S.MARIA MADDALENA
 
Le capelle votive
Il Remondini 1886 ricorda la presenza di numerose cappelle pubblico-private; nel 1770 se ne contano due: quella della famiglia Enrile alla Liggia e quella della famiglia Invrea. Nel 1814 oltre a quella degli Enrile è segnata la cappella dei Calzia, nel 1823 quella dei Bado e nel 1871 quella dei Balletto poi dei Penco.
Nel 1837 è nominata la nuova cappella Remedi attualmente all’interno dell’ex villa Bruzzo; nel 1863 si aggiunge quella dei Marchesi Crosa.
Oggi lungo le creuze sorgono diverse cappelle votive; ne troviamo una dedicata a S.Rocchino nell’omonima via; ma la più interessante è la cappella della famiglia Marsano in via dei Tasso.
In questa cappella viene raffigurato la Trinità come una persona con tre volti che guardano il corpo di una defunta mentre la sua anima alleggia alle spalle della divinità.
Subito dopo la Chiesa di S.Erasmo si trova la Cappella della Casa Apostolica di San Giuseppe costruita nel 1918 sul terreno dei fratelli Luxoro, per accogliervi la salma del figlio Giannettino caduto durante il primo conflitto mondiale.
 

 
IL MONUMENTO AI CADUTI Parco della Rimembranza
E' facile che il luogo dove sorge fosse un antico cimitero.
Lo spiazzo intorno al monumento fu occupato durante la seconda guerra mondiale dalle truppe tedesche e fu poi completamente ricostruito nel 1952.
All’entrata sorgono due colonne dono del marchese Cattaneo; al centro c’è un’Ara Alta sormontata da un’imponente statua che raffigura S.Michele rivestito con un’armatura con una spada in mano ed uno scudo, simbolo della forza, che regge la ragione della virtù.
L’opera è dello scultore A.Morera.
Sul marmo sono elencate le vittime della guerra 1915-1918.
 
IL CIMITERO
Fino al 1835 si seppellì direttamente in chiesa; con l’entrata in vigore delle leggi Napoleoniche, ma soprattutto per una grave epidemia di colera, dal 4 Settembre 1835 le sepolture furono spostate fuori dall’abitato e precisamente sul M.Giugo in località ‘Oxelea de Faipin’; la zona, dove si tumulò una trentina di persone, è quella dove attualmente sorge un’uccelliera circondata da diversi pini e cipressi.
In seguito si seppellì nuovamente sul piazzale davanti alla chiesa e in un sacrario tuttora esistente che misura m.5X2. Un nuovo cimitero fu costruito sul terreno della mensa parrocchiale nel 1837 e lì si seppellì fino al 1915, anno in cui fu istituito l’attuale cimitero che sorge in posizione dominante ad un centinaio di metri dalla parrocchiale in via dei Marsano.
Ogni volta che entro dal grande cancello che porta alla lunga scala in salita che attraversa tutto il cimitero sento riecheggiare le parole della canzone di De Andrè: dormono, dormono sulla collina… (la Collina).
Accanto ai nomi noti ci sono i tanti volti di persone semplici amate e conosciute a S.Ilario.
Il 12 febbraio 1957 vi fu sepolto Edoardo Firpo, il maggiore poeta dialettale ligure e sulla sua tomba furono scolpiti questi versi:
Figgeu che pe e coste di munti
ti beivi a e fresche vivagne,
appenn-a fiurisce e campagne,
ciammime un po unna mattin,
chissà che da quellu rianellu,
da qualche ramma de pin
no te risponde un pittin.
Nella parte alta del cimitero sorge il monumento che ricorda le vittime della guerra 1914-1918; si leggono più di 100 nomi di scomparsi. Nel cimitero è anche sepolto Bartolomeo Pagano, in arte Maciste.
Nella parte alta del cimitero sorge la cappella dove è sepolto il comandante Piero Calamai (1897-1972) passato alla storia perché nel 1956 era al comando del transatlantico Andrea Doria durante il suo affondamento; organizzò in maniera encomiabile il salvataggio di tutti i 1600 passeggeri, il più imponente salvataggio in mare di tutti i tempi. Un altro monumento funebre ricorda il garibaldino colonnello Ugo Formentini che partecipò alla battaglia di Bezzecca; morì nel 1931 e fu sepolto a Roma vestito con la sua divisa garibaldina; la salma fu trasferita nel cimitero di S.Ilario nel 1975 dove oggi riposa insieme ai parenti.
Ricordiamo anche Giuseppe Drago (Pippo) (1924-2004) scrittore.
 
LA TOMBA DI EDOARDO FIRPO
 
VILLA LUXORO
Villa pubblica splendidamente affacciata sul mare costruita nel 1903.
La villa Luxoro sorge al centro di un piccolo parco abbastanza acclive, realizzato appunto sostenendo il terreno con una imponente muratura impostata direttamente sugli scogli soprastanti il mare; costituisce
forse il più suggestivo dei quattro parchi comunali di Nervi (Gropallo Serra, Grimaldi e Luxoro) per la straordinaria vista tra Bogliasco e il promontorio di Portofino che si gode dalla balconata sul mare.
La villa, assieme al parco, venne costruita dai fratelli Pietro, Giuseppe e Matteo Luxoro quale abitazione e sede delle proprie collezioni di arte antica, passione ereditata dal padre Augusto, medico e artista dilettante. Le collezioni in essa contenute costituiscono oggi il Museo Luxoro.
Il palazzo presenta un volume piuttosto mosso che si ispira al settecento genovese, con una loggia angolare che sembra portata via da un edificio cinquecentesco; negli interni uno scalone di ispirazione settecentesca porta ad una sala da pranzo in stile quattrocento con soffitto a cassettoni e ad un salone con soffitto a stucchi neo-rococò. Le collezioni spaziano da mobili, quasi tutti settecenteschi, di provenienza non solo genovese, ai quadri, agli orologi, alle specchiere, alle acquasantiere in argento, alle ceramiche, alle statuine da presepe(vero vanto del museo); senza rinunciare al gusto per l’accrocco di pezzi antichi integrati con elementi moderni: come la piccola e piacevole consolle angolare realizzata con la gamba di una consolle tardo seicentesca, sormontata da elementi moderni; oppure la fontana antistante la villa verso mare realizzata con vasca e putto settecenteschi, circondati da panche a mezza luna costituite da elementi marmorei settecenteschi, sormontati da sedili in granito cementizio, ed una sottostante pavimentazione in scaglie di marmo “alla palladiana”. Tra i quadri spiccano alcune opere di Alessandro Magnasco, Antonio Francesco Peruzzini e Carlo Antonio Tavella. Nel 1930 fu ospite della villa Maria Josè di Piemonte.

 
VILLA LUXORO
 

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